Un nome che è conosciuto in tutto il mondo e che rappresenta per la città di Milano un vero gioiello non solo architettonico, ma anche culturale e di costume. Il Teatro alla Scala, famoso tempio della lirica, è conosciuto da tutti e nasconde una lunga storia ricca di aneddoti, curiosità e rinascite.
La mia prima volta alla Scala è stata antecedente ai restauri conservativi dei primi anni duemila e ricordo ancora, appena entrato in sala, un misto di emozione e soggezione, per la sacralità del luogo teatrale e la storia che ha attraversato. Ho raccolto, tra ricordi e documenti, una serie di informazioni curiose del Teatro alla Scala.
Le origini del nome
In origine, nell’area occupata dal teatro, sorgeva la chiesa Santa Maria alla Scala, che è stata poi demolita nel 1776 per volere di Maria Teresa d’Austria: l’imperatrice commissiona all’architetto neoclassico Giuseppe Piermarini la realizzazione di un nuovo e grandioso teatro, dopo l’incendio dell’ex Teatro Regio Ducale (posto dove ora sorge Palazzo Reale). I lavori durano solo due anni e nel 1778 viene inaugurato il Teatro alla Scala.
La prima, ovvero le tre prime della Scala
La prima opera rappresentata è stata L’Europa riconosciuta, scritta per l’occasione da Antonio Salieri, il 3 agosto del 1778. Si deve aspettare il 1940, grazie all’allora direttore artistico, per vedere l’inizio della stagione scaligera spostata al 7 dicembre, durante la sera di Sant’Ambrogio patrono di Milano, come siamo abituati ora. Dopo gli ultimi imponenti lavori di restauro, si è voluto simbolicamente riaprire la stagione con la medesima opera inaugurale di Salieri, il 7 dicembre 2004.

I palchetti: monolocali privati
I palchetti del teatro erano di proprietà delle famiglie che erano libere di arredare e decorare lo spazio a piacimento, diventando quindi simbolo del livello sociale della famiglia. Unica eccezione per le tendine che si affacciano all’esterno: dovevano essere rigorosamente tutte uguali.
Il palchetto numero 13, di proprietà oggi sconosciuta, era interamente ricoperto di specchi creando visuali multiple in grado di riflettere ogni angolo della platea! Un po’ inquietante, no?
Tra teatro e sala giochi
Nei primi anni dell’ottocento nei ridotti della Scala avevano sede giochi d’azzardo (si narra di una intensa partecipazione di Alessandro Manzoni…). Oltre alle bische, tutte le 700 poltrone della platea, normalmente riservate ai meno abbienti, potevano essere spostate per fare spazio a balli e addirittura a corse di cavalli.
La Scala e i suoi fantasmi
Le leggende narrano che il teatro ospiti il fantasma di Maria Malibran, famoso soprano del diciannovesimo secolo, venuta a mancare in giovane età. Secondo altri racconti, pare che si aggiri tra le scene anche quello di Maria Callas…
Il primato dell’energia elettrica
Il Teatro alla Scala è stato il primo teatro nel 1883 ad essere illuminato totalmente ad energia elettrica. La centrale che ha fornito energia per le 2.450 lampadine presenti era posizionata nella vicina via Santa Radegonda (dove ora si trova il Cinema Odeon, uno degli ultimi cinema del Corso). Solo il lampadario centrale della sala ha ben 400 lampadine, ma quello che si vede oggi non è l’originale (distrutto dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale), ma una fedele ricostruzione: per renderlo più leggero e sicuro si è deciso di non utilizzare il cristallo di Boemia per le cupolette che ricoprono i punti luce, ma della semplice plastica! Per pulirlo nella sua interezza occorrono venti giorni… non male!
Il teatro nel teatro: la Piccola Scala
Dopo i bombardamenti post bellici, si decise di costruire una seconda sala, inaugurata nel 1955, di circa 600 posti, da qui il nome Piccola Scala, dedicata ad opere da camera moderne e di repertorio più antico. Rimane in attività fino al 1983 per diventare poi un magazzino ed essere infine inglobata nei nuovi spazi durante i lavori del 2004.
La Divina Callas e il mazzo di ravanelli
Osannata per la sua interpretazione di Violetta ne La Traviata, diretta dal maestro Luchino Visconti nel 1955, Maria Callas è senza dubbio una delle artiste più celebri che hanno calcato le scene della Scala. Individuò una zona del palcoscenico dove la sua voce sembrava risuonare limpida e chiara ovunque in platea: ancora oggi si parla infatti del Punto Callas.
Si narra, inoltre, che alla fine della rappresentazione de La Vestale (diretta da Luchino Visconti, 1954) dei fan di Renata Tebaldi, da sempre considerata rivale della Callas, lanciarono un mazzo di ravanelli al posto dei fiori. La Callas, che era miope, li riconobbe solo dopo aver raccolto il mazzo e a quel punto, facendo finta di nulla, uscì dal palco con i ravanelli, sorridendo.

Fischi e ovazioni su commissione
Nati a Parigi nei primi anni dell’ottocento, arrivano anche a Milano dei veri e propri professionisti degli applausi ingaggiati per sostenere (o boicottare) i cantanti d’opera o le compagnie. Nel 1919 il listino prezzi prevedeva un compenso di 25 lire per gli uomini e 15 lire per le donne chiamati ad applaudire o fischiare a seconda della richiesta.
Milano, Giuseppe Verdi e il Risorgimento
Giuseppe Verdi è stato uno dei protagonisti del Teatro alla Scala e la sua storia lo lega in maniera molto forte anche alla città di Milano. Dopo il trionfo del Nabucco nel 1842, il suo coro Va’ Pensiero diventa un successo di grande popolarità, inno di patriottismo nel nascente Risorgimento.
Il fiasco della Butterfly
La prima rappresentazione della celeberrima opera di Giacomo Puccini è stata un vero fiasco. Il 17 febbraio del 1904 debutta la Madama Butterfly alla Scala con un’accoglienza di fischi e boati di disappunto. Tonfo inspiegato e presto cancellato dalla trionfale ovazione che l’opera ha ottenuto negli allestimenti successivi.
Un musical alla Scala
Sembra strano, ma è successo davvero: e io c’ero! All’interno di una stagione dedicata al Novecento, nel luglio del 2000 si decide di portare in scena nel tempio della lirica milanese il più classico dei musical americani: West Side Story. Musiche di Leonard Bernstein, è la storia di Romeo di Giulietta trasportati nei sobborghi dell’upper west side neworkese negli anni ‘50. La produzione ospitata alla Scala è recitata e cantata in inglese, ha le coreografie originali di Jerome Robbins e vede in scena una giovane Montserrat Marti, figlia del soprano Montserrat Caballé. Conservo ancora la locandina e il libretto di scena!

Laboratorio Ansaldo
Una volta in via Bergognone – angolo via Tortona sorgevano le Acciaierie Ansaldo, ma dal 2001 vi hanno sede i laboratori del teatro alla Scala: 20.000 metri quadrati dove vengono realizzate le scenografie, conservati i costumi ed effettuati gli allestimenti grazie a due sale prove, una delle quali di esatte dimensioni del palco del Piermarini.
Tecnologia in scena
Il lavoro dell’architetto svizzero Mario Botta e dell’ingegnere Franco Malgrande riconsegnano alla città di Milano nel 2004 un teatro con uno dei palcoscenici più moderni e avanzati dal punto di vista tecnologico: strabiliante è pensare che la nuova macchina scenica può spostarsi fino a 18 metri in profondità e risalire fino a 4 metri di altezza dal normale livello visibile del palco.
Teatro degli Arcimboldi: la seconda casa
Durante i lavori di restauro del Piermarini, l’offerta del teatro non si ferma e viene spostata nel nuovissimo Teatro degli Arcimboldi, in Bicocca, costruito apposta per ospitare il calendario scaligero dal 2002 al 2004. Il boccascena del teatro realizzato dall’architetto milanese Vittorio Gregotti è identico a quello della Scala (16 metri per 12).